Green pragmatism con l'aiuto dei millennials: la sfida del Friday for Future
Voglio prendere spunto dal Fridays for Future: tante ragazze e tanti ragazzi scesi in piazza per manifestare a favore di politiche che possano intervenire sui cambiamenti climatici preservando l’ambiente e quindi il futuro di tutti. Li ho visti l’altro giorno mentre sfilavano per le vie cittadine come se stessero facendo la ricreazione fuori dalle proprie scuole, festanti e rabbiosi ma anche maturi e speranzosi, io li ho visti sfilare dalla aula-convegno di una nuova filiale-concept di Banca Intesa mentre all’interno persone adulte parlavano di business e di rapporti commerciali Italia-Emirati, Milano-Dubai. Le due generazioni erano vicinissime, separate solo dai centimetri dei finestroni di vetro dell’aula-convegno situata al pian terreno di via Cusani, eppure in quel momento sembrava ci fosse una distanza abissale tra loro e noi.
Mi sono venuti in mente due temi e due sfide: il primo quello di come aziende impegnate, come la nostra, sempre ogni giorno, sulle questioni ambientali possano conciliare valori assoluti come quelli gridati e resi, se possibile, ancor più attuali da quella “green generation” con il pragmatismo necessario ogni giorno nel mondo del lavoro e, il secondo tema, come integrare in ambito lavorativo le due generazioni, quella mia e quella dei millennials, quella degli over 40 ricchi di esperienza e di anni sul campo e quella dei giovani iperdigitalizzati ed irrequieti che entrano nelle aziende.
Ma come nasce questa nuova mobilitazione giovanile che ha a cuore così tanto l'ambiente? Il movimento giovanile è nato in modo autonomo nel 2015, aveva iniziato le proprie attività invitando gli studenti di tutto il mondo a non andare a scuola il primo giorno della Conferenza sul clima dell'UNFCCC. Un grande sciopero in oltre cento paesi venne organizzato durante il primo giorno della Conferenza sul clima a Parigi,con più di 50 000 persone coinvolte. Tre erano le richieste: 100% di energia pulita, utilizzo di fonti rinnovabili e aiuti ai rifugiati e migranti climatici.
Il 20 agosto 2018 entra in scena Greta Thunberg che decide di non frequentare la scuola fino alle elezioni del 2018 in Svezia motivando questo suo forte gesto con l'ondata di calore anomala e con alcuni incendi divampati in quel periodo. Chiedeva al governo svedese di ridurre le emissioni di anidride carbonica come sancito dagli obiettivi dell'accordo di Parigi. La protesta si concretizzò nel mettersi seduta all'esterno del parlamento svedese ogni giorno durante l'orario scolastico con il cartello “Skolstrejk för klimatet”. Il 7 settembre, prima della ripresa delle lezioni annunciò il protrarsi della protesta fino a quando la Svezia non avesse applicato l'accordo di Parigi. È proprio Greta a coniare lo slogan “Fridays For Future” in grado di attirare l'attenzione internazionale sulla sua protesta, ispirando migliaia di studenti in tutto il mondo ad aderire agli scioperi. Dallo scorso novembre le iniziative sono state molteplici: in Australia migliaia di studenti delle scuole hanno manifestato come Greta ogni venerdì, ignorando la richiesta del Primo Ministro Scott Morrison di "più apprendimento nelle scuole e meno attivismo”. A dicembre gli scioperi studenteschi sono proseguiti in almeno 270 città di Australia, Austria, Belgio, Italia, Canada, Paesi Bassi, Germania, Finlandia, Danimarca, Giappone, Svizzera, Regno Unito e gli Stati Uniti. Lo scorso 15 marzo oltre mille giovani hanno manifestato in modo pacifico per protestare contro la posizione del proprio governo in materia climatica. Cento le città italiane al centro di questa iniziativa, tra cui come ricordavo, Milano. Ma anche New York, Bruxelles, Sydney, Barcellona, Berlino, Parigi, Mosca.
Penso che possa esserci una soluzione e risiede nel creare un modello di sviluppo attento sia ai valori di sostenibilità ambientale ma anche pratico, efficiente ed efficace, un “green pragmatism” magari proprio con l’aiuto dei millennials.