Industria italiana ed economia circolare: più impianti e semplificazioni per uscire dall'emergenza
“Il ruolo dell’industria italiana nell’economia circolare”, è stato uno di quelli che si chiamano “position paper” ossia un documento al confine tra proposte e stato dell'arte della cosiddetta economia circolare e della situazione dei rifiuti in Italia.
Il documento elaborato da Confindustria[1] mettere in rilievo proprio il ruolo centrale dell'industria italiana come protagonista di questa transizione. Sembra quindi assolutamente necessario mettere in evidenza alcuni passaggi di questo paper a cominciare da quello relativo alla mancanza di impianti in Italia. Si ritiene infatti utile e ineludibile, senza attendere altre emergenze rifiuti, incrementare la potenzialità degli impianti di smaltimento attualmente in attività, per aumentare ulteriormente l'autonomia residua delle discariche. «Dieci tonnellate al giorno la quantità ricevibile o solo 25.000 la capacità totale a prescindere da qualunque valutazione in ordine all’incidenza e rilevanza di tali incrementi in relazione alle quantità già autorizzate. Di fatto, è per legge sostanziale anche l’aumento di qualche decina di tonnellate del conferimento giornaliero e qualche decina di migliaia di tonnellate di capacità totale anche, ad esempio, se si tratta di una discarica che già smaltisce 50.000 tonnellate l’anno ed ha una capacità già autorizzata di 500.000 m3. In sintesi, appurato che per le discariche in esercizio l’incremento della capacità di stoccaggio ed il conseguente prolungamento della vita operativa, salvo eventuali limitate ipotesi, debba passare attraverso la verifica di assoggettabilità a VIA ed il rilascio di nuova AIA, risulta necessario che l’Amministrazione si attrezzi per rispettare i principi di ragionevolezza e di proporzionalità, limitando allo stretto necessario l’onere ed i tempi burocratici nonché i condizionamenti e limitazioni dell’efficacia dei provvedimenti da rilasciare, dovendosi anche, in un’ottica di bilancio di impatto ambientale, porre sui due piatti della bilancia l’assenso alle richieste di ampliamento, da un lato, e “l’emergenza rifiuti”, dall’altro». L'altra urgenza molto sentita dalle imprese ma anche dall'intero paese è quella della necessità della semplificazione normativa ed amministrativa, soprattutto nel campo della gestione dei rifiuti e negli altri settori collegati all'ambiente. In tema di termovalorizzazione il documento chiede alle istituzioni italiane di chiarire l'importanza della gerarchia già definita nel 2008 a livello europeo in cui si è individuata una gradazione chiara di priorità nella gestione di rifiuti, dando precedenza all'attività di riciclo e recupero di energia. Un meccanismo questo che non sempre può scattare, non tutto il rifiuto può essere destinato al recupero come nel caso dei residui dei processi di recupero e riciclo. Gli Stati membri si trovano dunque di fronte ad una certa flessibilità nell’applicazione della gerarchia indicata dall'Ue: l’obiettivo finale diventa quello di incoraggiare le opzioni di gestione dei rifiuti che ottengono il miglior risultato in termini ambientali. Nel caso di alcuni flussi di rifiuti specifici, il miglior risultato in tal senso si raggiunge soltanto discostandosi da quella gerarchia. «Per questo si ritiene di fondamentale importanza il ruolo della termovalorizzazione per il recupero di energia dai rifiuti, in particolare per un Paese come l’Italia fortemente dipendente sul fronte delle fonti energetiche primarie. Il combustibile per la produzione elettrica è, infatti, prevalentemente importato, mentre la capacità di produzione elettrica finale è, viceversa, largamente presente in Italia, anche in misura maggiore rispetto ai consumi. A tal proposito, la termovalorizzazione è un concetto ampio che include molto più del semplice incenerimento dei rifiuti. In tale concetto, infatti, rientrano anche i diversi processi di trattamento dei rifiuti in grado di generare energia (ad esempio sotto forma di elettricità e/o calore o tramite la produzione di biocombustibili da rifiuto) che si rilevano quanto mai necessari al conseguimento degli obiettivi ambientali imposti a livello internazionale. Vista la presenza di varie attività legate all’economia circolare a monte della gerarchia stessa, la termovalorizzazione per pura produzione energetica appare però posta in un ruolo secondario. Risulta, quindi, importante che venga conferita la giusta dignità ai processi di produzione energetica da rifiuti, secondo la catena gerarchica, nell’ottica di favorire il processo di decarbonizzazione dell’economia e limitare il conferimento in discarica». La termovalorizzazione dei rifiuti o dei residui rimane dunque in una posizione privilegiata perché permette la generazione di energia rinnovabile senza interferire con altre lavorazioni. A questo proposito sembra necessaria anche una corretta informazione sulle effettive ricadute ambientali degli impianti, per fornire al legislatore, nazionale o regionale, i corretti strumenti di valutazione superando le opposizioni ideologiche che oggi costituiscono un fattore limitante allo sviluppo di nuovi progetti.